E quindi che fare? Mollare il posto sicuro e cercarne un altro, magari meno remunerativo, ma più stabile, con tutta la disoccupazione che c’è in giro? Facile a dirsi, ma per uno che è abituato a sfrecciare libero sui mari e le montagne, mordendo allegramente i fianchi delle nuvole, non è semplice incatenarsi a una scrivania, dentro un ufficio silenzioso, esaminando bolle di carico di miele di Corinto, fatture di corazze spartane o ricevute di vasellame miceneo.
Dopo averci pensato per lunghe notti insonni e aver subìto i rimbrotti di Eolo perché, stanco e nervoso, ha sbagliato più volte direzione, con il risultato di far scendere lo scirocco da nord-ovest e soffiare la tramontana da sud, finalmente ABRAXAS prende una decisione.
L’unica possibile. L’unica capace di conciliare capra e cavoli, amore e libertà. Diventare profumo, ben chiuso e controllabile dentro la sua brava ampolla, dove l’occhio del suocero potrà sorvegliarlo in ogni istante e libero al tempo stesso, mandando parte di se per il mondo, sulla pelle e nell’olfatto di innumerevoli persone, percorrendo migliaia di chilometri in compagnia dei suoi amici venti.
E che non ci si stupisca di un cavallo che si trasforma in profumo, così, semplicemente.
L’abbiamo già detto, in mitologia si son viste cose peggiori, arcieri vigliacchi abbattere eroi invulnerabili e i minotauri abitar labirinti, allora anche un cavallo, per amore, può diventare quel che gli pare.
Perché per amore, e solo per lui, si fa questo e altro.